Il bestiario

 



Ognuno conosce se stesso. Dai processi di evoluzione e regressione, dalle lezioni karmiche, dai voltafaccia, dalle maschere che conosceva e da quelle che doveva indossare, che fossero come forma di difesa o di attacco, come un modo per conoscere l'altro che si aspettava da noi quello che lui stesso era o, naturalmente, che si aspettava da noi quello che già sapeva, che noi valutavamo l'altro per quello che siamo dentro. E io parlo di questo e non riesco nemmeno a fermare il mezzo sorriso, l'ascesa del labbro superiore dello scetticismo, del labbro inferiore, nella curvatura di un clown. Sì, ho sempre confrontato chi ero attraverso un filo invisibile che finiva con un feedback. Io do quello che sono, perché gli altri sono come me. Gli altri sono come me. E ripeto, aggiungendo, quanto sarebbe stato meglio, soprattutto per me, se gli altri fossero stati come me. L'armonia di questa frase e la sua falsità pulsano insieme. Chi sarebbe l'idiota che oserebbe credere in questa impossibile sincronicità dell'altro che è il mio specchio, quello che rifletto dentro viene da fuori!? Ed è proprio così che dovrebbe funzionare, la valuta di scambio. Ma, miei cari, nemmeno la moneta di cambio si riflette dalla stessa parte. Da un lato le teste e dall'altro le code. Dualità. O attiri a te ciò che sei o ciò di cui hai paura! Se hai vissuto circostanze difficili, contraddittorie, contraddittorie, è stato perché avevi bisogno di imparare qualcosa da esse, di crescere emotivamente, mentalmente, intellettualmente. E non è sempre così. Alcuni di noi, e cito me stesso, (ma credo ancora che ce ne siano molti come me) che hanno vissuto il loro bivio, che hanno vinto le loro battaglie attraverso la caduta e la caduta. Alcuni di noi non imparano. Spesso l'universo, la fonte che promuove le lezioni, di fronte alla testardaggine del discente, mette insieme nuove "afflizioni", nuove situazioni che favoriscono l'apprendimento. Sono stupido o generoso? Sono un fesso o sono testardo? Perché, quando la nostra natura è fedele a ciò che portiamo, molti di noi insistono a credere nel feedback che non avviene, o, al contrario, avviene dal lato estremo. E questo shock termico rompe la testardaggine, proprio come l'acqua dolce sulla pietra dura, tanto da colpire fino a perforare. La persistenza dell'acqua, prima nell'aggirare, poi nell'insistere e poi nello rompere le barriere, questo è il fenomeno che, estrapolato alla natura planetaria, potrebbe essere definito una diga, una diga, un maremoto, uno tsunami, insomma, che tutti conosciamo per la sua violenza e magnitudo. Le acque sono temperate, tranne che ai poli. E se al polo estremo da una parte si ha l'apatia e la generosità costante, dall'altra si ha la rottura con le forme dominanti. Sono ai poli. L'equilibrio è nel mezzo. È stata la mia testardaggine nell'obbedire all'orologio interno che mi ha fatto andare all'estremo. O Dio, se preferite. Sono una dea umana che ha rinunciato al feedback. Sono l'empatica che ha perso la paura e non attrae più i narcisisti. Chi non insiste su connessioni tossiche, chi rinuncia alla disumanità degli altri. Non mi interessa dove tutti vogliono andare. Mi concentro su me stesso e questo è diventato di grande interesse per me. Io che meritavo di guardarmi allo specchio e vedere il mio riflesso, da ostinatamente insistente e persistente nel bene generalizzato, ora guarda se stessa, indugia e si migliora. Non mi riferisco allo specchio fisico, ma a quello interiore. In entrambi, ho imparato a dare la priorità a me stesso rispetto a tutti gli esseri umani intorno a me. Compresi i miei figli. Non includo animali o alberi, sono responsabile della sopravvivenza di chi dipende da me, di chi non dipende da loro, della loro scelta. Ciascuno raccoglierà ciò che semina. Non importa cosa insegni a coloro che educhi e di cui una volta ti sei reso responsabile, importa a loro, ciò che ognuno raccoglierà sarà il risultato della maturità, delle priorità e delle scelte. Oggi sono la mia prima scelta. La migliore versione di me. Quello che ho investito negli altri, ho deciso di investire in me stesso, e così sarà d'ora in poi! Fammi passare la strada. Crescere. Non sono venuto al mondo per compiacerti, né per essere sedotto, non sono venuto per competere, ma per aggiungere qualcosa che giustifica il mio sforzo umano. Fa' spazio a me che non ti voglio da nessuna parte, che non sono venuto ad appartenere a un uomo o a un gruppo che mi sodomizza, che non sono venuto per essere maltrattato o immeritato. Ho così tanto da fare. Le trappole che avete per me, ognuno di voi, ne siete ostaggi e anche artefici delle conseguenze. Rendete a Cesare ciò che è di Cesare. 

Sono stato utilizzato dagli attori più diversi in diversi ambiti. Ho sempre saputo che c'era una miseria umana, ben oltre la miseria fisica. Quello interno. Quello che non sapevo era che potevano raggiungere i vortici e che sarei stata testimone e vittima dei più strani giochi di prestigio. Oggi divento responsabile dei percorsi che ho scelto una volta, ma non ho sbagliato ad essere umano. Al contrario, tu nella tua miseria affettiva e nell'egoismo esacerbato, sì.  Ho sottovalutato il male che esiste nella condizione umana. Non sono uno che ama la miseria. Io sono dell'abbondanza e della prosperità, delle benignità e delle congiunture strutturali, sono dei crescendo e delle apoteosi del bene.E contro il bestiario dell'umanità che ho conosciuto, la mia confutazione è scritta e firmata. Non ti sorpassare se ti misuri con me, paragonati nella tua mostruosa superficialità e freddezza a coloro che ti ho dato di me. E anche così, non sono riusciti a sterminare la mia natura umana. Sono lo stesso, dentro. Semplicemente non accetto più il bestiario con me. Lezione. La tua illusione è perenne, la mia empatia no. Continua.  

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