Alma Novaes

 

Sogni lucidi

(o quanto mi piace perdere la lucidità)

Ho guardato fuori dal mio cuscino 

La notte si fa selvaggia

arruffando la scopa intorno a lui,

Ho appeso la mia ultima speranza

In questo vento percepito

in cima alla collina, in cima,

Dove tutto è ingestibile

di natura divina

bella immagine, 

e i sogni umani, tanti

Sogni a piede libero

come orecchini di ciliegia

che una volta hai messo 

Nelle orecchie della mia ragazza,

La cappella e il palco dell'orchestra sono tranquilli

sulla pietra attaccata alle scogliere

il resto è una burrasca

Proprio come le nostre vite,

e i miei capelli!

E ancora spettinato, 

Visto dall'alto

sulla soglia della finestra dell'Almerinda,

ben oltre la copinga,

in lontananza, l'ampio orizzonte

che mi ha riportato alla fonte,

e mi sembrò di sentire la voce

di Adérito,

Da 

Tra il cielo e i massi

ricordando il fiume Távora, da Vilar,

frittura di pesce, di Alvite, 

di Leomil e Nacomba,

per attraversare tante montagne a piedi,

fare il bagno nel fiume,

aghi di pino che fungono da materasso,

delle sanchas e delle trinità,

delle storie dure e meritorie,

in un diffuso miscuglio di paradiso 

di tutto ciò che una volta era, mio,

Se svanisse in un'esplosione 

bomba atòmica

una violenza, una rapina frivola

in una precedente elezione,

che non vedevo arrivare,

nel mio petto,

Nel giudizio più profondo

Chi ero e non sono più io!

Gli uccelli si appollaiavano e giocavano,

da piccoli, 

con le palle di grano

prese il volo per Lamego,

meli e castagni

hanno sempre dato l'aroma alla terra, 

Il particolare odore della fertilità

e sono saltato in piedi, 

per ricordare Aquilino Ribeiro,

Le mandrie

di Peva, Soutosa e Carregal,

formaggio caprino 

e i numerosi punti panoramici,

oltre il Douro

Eppure 

Visita i ricordi

spesso 

tutto svanisce

Nella solita turbolenza

Rimane dentro di me una paura

Questo per perire

Nella bara, 

Nessuna rivisitazione 

Le terre del diavolo

e una sete immensa

per tornare in salute

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